Marilyn

Del mondo antico e del mondo futuro
era rimasta solo la bellezza, e tu,
povera sorellina minore,
quella che corre dietro ai fratelli più grandi,
e ride e piange con loro, per imitarli,
e si mette addosso le loro sciarpette,
tocca non vista i loro libri, i loro coltellini,
tu sorellina più piccola,
quella bellezza l’avevi addosso umilmente,
e la tua anima di figlia di piccola gente,
non hai mai saputo di averla,
perché altrimenti non sarebbe stata bellezza.
Sparì, come un pulviscolo d’oro.
Il mondo te l’ha insegnata.
Così la tua bellezza divenne sua.
Dello stupido mondo antico
e del feroce mondo futuro
era rimasta una bellezza che non si vergognava
di alludere ai piccoli seni di sorellina,
al piccolo ventre così facilmente nudo.
E per questo era bellezza, la stessa
che hanno le dolci mendicanti di colore,
le zingare, le figlie dei commercianti
vincitrici ai concorsi a Miami o a Roma
Spari', come una colombella d’oro.
Il mondo te l’ha insegnato,
e così la tua bellezza non fu più bellezza.
Ma tu continuavi ad esser bambina,
sciocca come l’antichità, crudele come il futuro,
e fra te e la tua bellezza posseduta dal potere
si mise tutta la stupidità e la crudeltò del presente
te la portavi sempre dietro come un sorriso tra le lacrime
impudica per passività, indecente per obbedienza.
Sparì come una bianca ombra d’oro.
La tua bellezza sopravvissuta del mondo antico,
richiesta dal mondo futuro, posseduta
dal mondo presente, divenne così un male.
Ora i fratelli maggiori finalmente si voltano,
smettono per un momento i loro maledetti giochi,
escono dalla loro inesorabile distrazione,
e si chiedono: “È possibile che Marilyn,
la piccola Marilyn ci abbia indicato la strada?”
Ora sei tu, la prima, tu la sorella più piccola, quella
che non conta nulla, poverina, col suo sorriso,
sei tu la prima oltre le porte del mondo
abbandonato al suo destino di morte.

[da Pier Paolo Pasolini Bestemmia, Tutte le poesie, Garzanti, Milano 1993]
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MUJERES V

Marilyn

El patrón que inventamos en entradas anteriores: mujeres en busca de un lugar en la creación o en el arte, mujeres solas persiguiendo objetivos imposibles y hombres a su alrededor a los que admirar y en los que refugiarse, finales amargos, decepción, locura y muerte; en el caso de Marilyn, irrumpe con fuerza.
Su vida fue un probarse a cada paso que era capaz de ser una actriz, búsqueda inútil, representaba ni más ni menos que la materialización del eterno femenino en el inconsciente colectivo, que no es poco, pero no perseguía esa meta, que terminó siendo su condena.
Una infancia conflictiva, uno mentor o varios, hallar su lugar social más allá de la hetaira.
Y el fracaso.
Arthur Miller comenta en su biografía que luchó tres años contra el deseo de acercarse a ella, hasta que al fin dejó a su familia y juntos vivieron cuatro años, solo que no supo o no quizo ayudarla.Y también la abandonó
El coqueteo con el poder se le fue de las manos.
Una canción de cumpleaños, u icono de la sensualidad en un punto de quiebre, ese que los hombres y algunas mujeres no saben o no pueden valorar.